Molti sentimenti affollano la nostra mente in questi giorni: indignazione, sconcerto, rabbia, meraviglia, preoccupazione.
Nel nostro Paese, in Europa ed in altre parti del mondo è ormai consolidata la “cultura dello scarto”.
Il cibo non consumato, ma ancora buono da mangiare si butta via. Oggetti che potrebbero essere riparati per essere ancora utilizzati si portano in discarica. Bambini nel pancione che, al terzo mese di gravidanza, presentano “problemi” si eliminano con l’aborto. Anziani non più autosufficienti che sono un peso si trasferiscono in ospizi o peggio ancora si “cestinano” aiutandoli a morire.
La cultura dello scarto è entrata a far parte della nostra vita, della nostra identità.
E allora se un Ministro della Repubblica urla: “non passi lo straniero, non devono sbarcare in Italia, costi quel che costi”, ecco che la folla osanna e la cultura dello scarto echeggia da più parti, purtroppo anche nel mondo cattolico: "non li vogliamo, vadano da un’altra parte, difendiamo la nostra identità".
Si usano i migranti come “scudi umani” per ricattare l’Europa e confondendo la gente che vede nel pugno duro l'unica soluzione che, invece, deve essere affrontata e risolta politicamente, mettendo al primo posto i diritti umani e non gli interessi politici, economici e di potere.
Il nuovo esecutivo si sta muovendo come se l’unico problema dell’Italia fossero gli sbarchi e da qualche ora anche i Rom.
Cancri che attanagliano la nostra quotidianità come corruzione, mafia, evasione scolastica, disoccupazione giovanile, evasione fiscale, diritti negati, violenza sulle donne, natalità zero, crescita economica inesistente, povertà delle famiglie, non sono urgenze da affrontare adesso.
Ma queste sono cose che non si possono identificare con qualcuno da “scartare” per questo non se ne parla.
Un Paese come l’Italia, con profonde radici cristiane, notoriamente famoso per l’ospitalità, la solidarietà, il volontariato sociale, non può non essere indignato, sconcertato, arrabbiato, meravigliato e preoccupato per il futuro.
Meno di un secolo fa si cominciò proprio così: dividendo le persone, ed uccidendo chi non apparteneva alla razza.
Il silenzio è assenso.
Come Salesiani Cooperatori, non possiamo restare muti. Facciamo sentire la nostra voce in difesa dei più deboli, diamo voce a chi non ha voce, non con proclami ma manifestando la nostra indignazione nel quotidiano, mentre facciamo la spesa, a scuola, in ufficio, in autobus, all'oratorio, in Parrocchia.
Maria Ausiliatrice ci darà una mano.
Antonio Boccia
Consigliere Mondiale per la Regione
Italia, Medio Oriente, Malta